Nonostante l’ingente impatto ambientale, il consumo di carne pro capite è in continuo aumento. Secondo la FAO, dal 1967 la produzione globale di pollame è aumentata di circa il 700%, quella di carne di maiale del 290%, di pecora e capra del 200% ed infine quella di carne di bovini e bufali del 180%. Questo aumento della produzione ha, a sua volta, imposto una pressione sempre più elevata sulle risorse limitate del pianeta ed in particolare sulla disponibilità di acqua, terra, mangime, fertilizzanti, combustibile e capacità di smaltimento dei rifiuti. I prodotti derivati dagli animali forniscono oggi il 20% delle calorie consumate nei paesi sviluppati e circa il 13% a livello mondiale. In media, nei Paesi in Via di Sviluppo si consumano 24 kg di carne pro capite l’anno, mentre nei paesi sviluppati ben 65 kg. Tuttavia tali trend non si sono manifestati in maniera uniforme a livello globale; la produzione è aumentata rapidamente in Asia orientale e sud-orientale (in Cina soprattutto), in America latina e nei Caraibi, mentre la crescita nell'Africa sub-sahariana è stata lenta. Oggi in Africa il consumo medio di proteine animali è meno di un quarto di quello europeo, dove invece il consumo di proteine animali copre circa l’80% del fabbisogno proteico totale, indicando addirittura un sovra-consumo di prodotti zootecnici.
Secondo la FAO, in Italia il consumo di carne è aumentato di oltre il 190% in meno di 50 anni, passando da un consumo pro capite annuo pari a 31 kg nel 1961, a 91 kg nel 2007 (pari a circa 90 kg a testa all’anno). Confrontando poi i consumi effettivi con quelli raccomandati, la ricerca pubblicata nel 2010 dall’INRAN, l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, mostra come il consumo di carni rosse in Italia sia di circa 700 g a settimana contro i circa 400-450 raccomandati. Tale raccomandazione viene fatta al fine di prevenire patologie e alcuni tipi di tumori, non solo quindi è auspicabile ridurre i consumi di carne da un punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista sanitario.
Infine, più carne mangiamo più grano, soia e altri cereali dovremo produrre. La FAO stima che il consumo di carne crescerà di circa il 73% entro il 2050, mentre il consumo di prodotti caseari salirà del 58% rispetto ai livelli odierni, richiedendo con ulteriore sovra sfruttamento di suolo, acqua, ed energia. Stiamo assistendo dunque ad un’allarmante perdita di servizi ecosistemici, fra cui in particolare le risorse idriche, ed è impossibile immaginare di poter soddisfare la domanda prevista in futuro allevando il doppio del pollame, il 50% in più di bovini e il 40% in più di suini, sfruttando lo stesso livello attuale di risorse naturali.