Cibo come fonte di gas serra

Il sistema agro-alimentare moderno si basa sulla presunzione di un’illimitata disponibilità di risorse, soprattutto combustibili fossili. I combustibili di origine fossile costituiscono le fonti energetiche a basso costo, oltre che le materie prime, per i processi di produzione di fertilizzanti e pesticidi e per tutti gli stadi dei cicli di produzione (semina, irrigazione, raccolta), di trasformazione, di distribuzione ed infine per il confezionamento degli alimenti. Essi vengono impiegati anche nella costruzione e nella manutenzione di macchine, comprese quelle agricole, di impianti di lavorazione e di trasformazione degli alimenti, di magazzini e serbatoi di stoccaggio, di navi, camion e di tutte le infrastrutture necessarie per il loro trasporto.
Da non sottovalutare poi, sono i gas serra generati dalle pratiche agricole dovuti all’applicazione sul terreno di fertilizzanti organici e inorganici – in particolare si tratta di emissioni di protossido di azoto (N2O) e di metano (CH4) che derivano dalla fermentazione enterica dei ruminanti e dal letame.
Sebbene in misura minore, anche la cottura degli alimenti e la decomposizione degli scarti alimentari sono fonte di emissioni di gas serra. La riduzione delle emissioni di gas serra rappresenta un’enorme sfida per le attività agricole e zootecniche.