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Lo spreco alimentare | One Planet Food

Il termine spreco è definito come l’insieme di quei prodotti alimentari che hanno perso valore commerciale e che vengono scartati dalla catena agroalimentare, ma che potrebbero essere ancora destinati al consumo umano. Si tratta di prodotti perfettamente utilizzabili, ma non più vendibili, e che sono destinati a essere eliminati e smaltiti, in assenza di un possibile uso alternativo. I prodotti così classificati perdono le caratteristiche di “merce”, ma non quelle di “alimento”, quindi sono prodotti invenduti ma non invendibili.

Lo spreco alimentare è un fenomeno che per lungo tempo è stato estremamente sottostimato. Negli ultimi anni, complici la crisi economica globale, la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e il crescente allarme per il cambiamento climatico, si è accresciuta l’attenzione su tale problema, nonché sugli sprechi di materie prime e risorse energetiche connessi.

Perdite di derrate alimentari si possono verificare ad ogni livello della catena agroalimentare, dalla produzione al consumo. Alcune di queste, come le perdite connesse all’andamento climatico o all’aggressione da parte di patogeni, non possono essere previste, altre potrebbero invece essere almeno in parte contenute grazie ad una migliore gestione aziendale o una migliore educazione del consumatore.

Nei paesi ricchi la maggior quota di sprechi - oltre il 40% dello spreco totale - si concretizza a livello della distribuzione, ossia quando il cibo è ancora perfettamente consumabile, mentre nei paesi in via di sviluppo le perdite maggiori sono a livello agricolo e di prima trasformazione, soprattutto a causa dell’inadeguatezza strutturale della filiera. Nonostante 79 milioni di persone in Europa vivano al di sotto della soglia di povertà, con un 15% dei cittadini con un reddito inferiore al 60% del reddito medio del paese, lo spreco di cibo in Europa è pari a circa 179 kg pro capite: un paradosso insostenibile. Sono moltissimi gli sprechi connessi all’attività di trasformazione delle derrate da agricole ad alimentari e quelli connessi all’attività gestionale delle imprese produttrici come per esempio la commercializzazione dei prodotti: si generano sprechi per difetti di packaging, per cambi di immagine, per lanci di nuovi prodotti o residui di promozioni. È stato stimato come il 90% di ciò che viene sprecato potrebbe essere ancora utilmente recuperato e utilizzato per l’alimentazione umana. La ricetta consiste nel migliorare l’efficienza della catena agroalimentare, promuovendo modelli di produzione e consumo più efficienti e sostenibili. Questo permetterebbe anche una riduzione del costo del cibo, aumentandone la possibilità di accesso, e una riduzione degli impatti connessi dallo spreco sia in termini economici, che in termini ambientali e sociali.