Anche un terrazzo può bastare

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di Fulco Pratesi

Il fondatore e Presidente onorario WWF è da sempre un appassionato di campagna e coltiva personalmente un orto.
La spasmodica invasione degli ultimi spazi verdi delle nostre città con cemento ed asfalto, riduce le ultime possibilità di avvicinare - soprattutto i ragazzi e gli anziani costretti a vivere in città - alla multiforme realtà della natura. I pochi brandelli di verde interclusi nelle ipertrofiche periferie cementizie vengono considerati terrain vague, depositi di rifiuti o sterpaglie (covo di insetti molesti e bestie pericolose) da eliminare con il fuoco e con gli erbicidi.
Eppure, in quelle poche centinaia di metri quadri si nascondono le origini della vita. Pensate al suolo, un insieme di elementi minerali infarciti di organismi che ne tutelano la fertilità, dai funghi decompositori ai lombrichi e ai batteri fornitori di azoto; oppure alla vegetazione che, seppur considerata “ruderale” o avventizia , offre piante commestibili - come la cicoria, il tarassaco, l’aglio selvatico, la finocchiella, la rucola, o fiori come il papavero, la margheritina, la carota selvatica, l’inula dai fiori gialli, le anagallidi azzurre o rosse - e accoglie farfalle e lucertole, topolini e lucciole, passeri e cardellini.

Ma se questi fazzoletti viventi vengono coltivati ad orto urbano offrono anche di più. Bastano addirittura poche decine di metri quadri a fornire verdure e frutti per quasi tutto l’anno per una famiglia di modiche dimensioni, scegliendo le varietà più adatte e scaglionandole nel tempo. Nell’orto di casa all’Oasi di Pian Sant’Angelo in pochi metri quadri lussureggiano filari d’insalata e carote, cipolle e cavoli, zucchini e meloni, cetrioli e melanzane, peperoni e finocchi, dominati dalle incannucciate gravide di pomodori di tante varietà diverse e di fagioli e piselli rampicanti. E il sedano e il l prezzemolo, i cespugli di salvia e rosmarino, i cocomeri d’agosto e i meloni gialli d’inverno. Un melo cotogno e due olivi da mensa ombreggiano discretamente il suolo. Una bassa rete tiene lontani cinghiali e istrici, ma anche oche e papere ghiotte dei prodotti ortofrutticoli. Chi in città non dispone di un giardinetto o un backyard coltivabile può accontentarsi, come faccio io, di un terrazzino di pochi metri quadri. Qui, in cassette o in grandi vasi di terracotta, si può coltivare di tutto, oltre ai fiori. Io dispongo di un limone, di un arancio amaro, di un melo, un albicocco, due nespoli seminati da me e un fico che producono regolarmente ottimi frutti, purtroppo spesso saccheggiati dalle cornacchie. Ma ho prodotto anche dei pomodori e oggi ho piante aromatiche, dall’alloro al rosmarino, al prezzemolo, al basilico.
Una mangiatoia appesa è frequentata da occhiocotti e passeri, capinere e pettirossi, codirossi spazzacamini e storni, cinciallegre e cinciarelle. E una cassetta nido ospita in primavere la covate delle cinciallegre e cinciarelle.
Fulco Pratesi

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