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Espansione urbana
Nel 1950, solo il 29% delle persone viveva in città. Dal 2008, per la prima volta nella storia, più della metà della popolazione mondiale vive nelle città. Entro il 2050, tenuto conto delle tendenze attuali in termini di crescita e di urbanizzazione, altri 3 miliardi di persone si aggiungeranno all’attuale popolazione urbana, e il mondo assisterà al più grande e veloce periodo di espansione urbana di tutta la storia umana. Una stima recente rivela che l'area direttamente interessata dalle nuove infrastrutture urbane, nei prossimi 40 anni, coprirà una superficie delle dimensioni dell'Europa occidentale, con impatti evidenti sugli habitat naturale e la fauna selvatica da essi dipende.
Dato che la maggior parte della crescita urbana dovrebbe aver luogo nelle città di piccole e medie dimensioni di 1 milione o meno di abitanti, questo significa nei prossimi 90 anni nascerà, ogni 10 giorni circa, una nuova città di 1 milione di persone.
Le esigenze delle città ridisegneranno i paesaggi rurali e la crescita urbana incide e inciderà sempre più sulla fornitura dei servizi ecosistemici e di molti i benefici umani che dalla natura derivano. Le infrastrutture urbane agiscono infatti come enormi e complessi sistemi di interconnessione tra cibo, acqua, rifiuti, energia e mobilità. Le emissioni di carbonio antropogeniche, che derivano dalle aree urbane, si traducono in un clima in rapida evoluzione. Questo, in combinazione con l’accelerazione del consumo urbano di risorse, sta drammaticamente rimodellando il contesto ecologico in cui le città sorgono. Le aree urbane si trovano quindi di fronte a numerose e importanti sfide tra cui: la carenza di risorse naturali, inclusa l'acqua, il cambiamento climatico, che si manifesta con un aumento della temperatura e una variazione nelle precipitazioni, e nella frequenza e la gravità dei disastri naturali (siccità, tempeste, ondate di calore e graduale innalzamento del livello del mare); i cambiamenti demografici e sociali, in particolare l'invecchiamento e le crescenti iniquità, e la necessaria transizione dai combustibili fossili.
Al fine di gestire uno sviluppo urbano più sostenibile è necessario disaccoppiare (de-coupling) la qualità della vita degli abitanti delle città vecchie e nuove da una sempre crescente estrazione di risorse, in particolare acqua, uso di suolo fertile, dall'aumento dei consumi di energia, dalla crescente produzione di rifiuti, dalla perdita di biodiversità e dal deterioramento degli ecosistemi e dei loro servizi. Le città occupano solo il 2% delle terre emerse del mondo, eppure consumano il 75% di tutte le risorse, e quindi utilizzano molte più risorse di quelle presenti all'interno dei propri confini.