Prove recenti suggeriscono che le sostanze chimiche possano causare, sul sistema endocrino, squilibri endogeni nella regolazione degli ormoni che predispongono poi all'aumento di peso.Questa correlazione, studiata comparando l'indice di massa corporea (BMI) e la circonferenza vita (WC) con la presenza di inquinanti organici persistenti (POP), è stata trovata positiva soprattutto per la famiglia delle diossine, che sono prodotte durante l'incenerimento dei rifiuti e nei processi chimici, e dei pesticidi (soprattutto DDT e suoi metaboliti). Entrambe queste classi di contaminanti sono molto tossiche e persistenti, in grado come molte altre sostanze, di provocare squilibri al sistema endocrino con un conseguente aumento di peso corporeo. I pesticidi poi entrano nell'organismo umano attraverso il consumo di carne e vegetali contenenti sostanze di vario genere.
La maggior parte degli studi sono stati effettuati su soggetti adulti, tuttavia numero progressivamente crescente di ricerche suggerisce che molte delle più importanti malattie dell'adulto originino in seguito ad eventi che avvengono in utero. La fase neonatale è infatti importante per determinare il carico corporeo di contaminanti persistenti che sarà presente nella vita adulta, pertanto, i dati potrebbero indicare indirettamente anche un effetto sul programming. Il "programming" riflette l'adattamento a situazioni critiche degli organi fetali dal punto di vista funzionale e strutturale durante le prime fasi dello sviluppo.
Inoltre gli studi di monitoraggio biologico riguardano esclusivamente i tradizionali composti clorurati persistenti (vedi il DDT ormai messo al bando da oltre 30 anni sebbene ancora presente in tutti gli ambienti e nel sangue di moltissime specie). Altri studi sperimentali identificano effetti sul programming metabolico di altri interferenti endocrini tuttora ampiamente utilizzati e diffusi negli alimenti e nell'ambiente, come per esempio il bisfenolo A ed è quindi auspicabile che nuovi studi epidemiologici considerino anche l'esposizione agli IE indicati come potenziali obesogeni dai recenti dati tossicologici.