Alimentazione e cambiamenti climatici

La maggior parte di noi è consapevole di come l'utilizzo di auto, il riscaldamento domestico, le fabbriche e i processi produttivi provochino emissioni di gas serra, soprattutto CO2.

È invece meno noto come le filiere agroalimentari richiedano energia per produrre i cibi di cui ci nutriamo: le attività connesse all'allevamento e alla coltivazione delle specie animali e vegetali consumano risorse naturali ed emettono nell'ambiente scarti e rifiuti, tra cui gas serra che contribuiscono ad aumentare l'effetto serra e, quindi, a surriscaldare il pianeta.

I gas emessi dall'agricoltura e dagli allevamenti si aggiungono a quelli provenienti dalle altre attività umane e il cibo finisce per rappresentare una tra le principali cause del riscaldamento globale. Infatti, nutrire, allevare, macellare e vendere bovini e ovini (nella doppia veste di carne e derivati del latte), suini, pollame sono necessari pesticidi, fertilizzanti chimici, combustibile, mangimi e acqua.

Nel mondo, il settore agroalimentare è direttamente responsabile di circa il 1/3 delle emissioni globali di gas serra soprattutto protossido di azoto (N2O), rilasciato dai terreni concimati, e metano (CH4), prodotto dagli allevamenti, principalmente bovini. Secondo l'IPCC i fertilizzanti a base di azoto costituiscono la fonte principale delle emissioni dovute all'agricoltura, con una percentuale del 38%.

Di contro, l'industria alimentare è il settore più esposto ai rischi dei cambiamenti climatici indotti dai gas serra sia attraverso l'alterazione dei cicli climatici tradizionali, sia attraverso il degrado ambientale, l'erosione dei suoli, la siccità, la salinizzazione, le infestazioni e le patologie fungine e virali.

La zootecnia da sola contribuisce per 18% di tutte le emissioni di gas serra, superando le emissioni di generate dall'intero settore dei trasporti (14%) nel mondo. Solo la produzione di energia (21%) supera l'allevamento come emissioni globali.

Negli ultimi 50 anni, i cambiamenti negli stili di vita della popolazione italiana ne hanno modificato l'alimentazione, avvicinandola a quella dei Paesi occidentali più avanzati, al punto da presentare nella sua totalità vistosi segni di mal-nutrizione per eccesso di consumi di carne e di sostanze grasse. Un cambiamento nelle scelte alimentari dei consumatori potrebbe avere impatti rilevanti sulla salute oltre che sui consumi energetici e sulle emissioni di CO2 del sistema alimentare nazionale ed internazionale

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Michèl Dépraz - WWF Canon
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