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Cibo come fonte di gas serra | One Planet Food

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Il sistema agro-alimentare moderno si basa sulla presunzione di un’illimitata disponibilità di risorse, soprattutto combustibili fossili. I combustibili di origine fossile costituiscono le fonti energetiche a basso costo, oltre che le materie prime, per i processi di produzione di fertilizzanti e pesticidi e per tutti gli stadi dei cicli di produzione (semina, irrigazione, raccolta), di trasformazione, di distribuzione ed infine per il confezionamento degli alimenti. Essi vengono impiegati anche nella costruzione e nella manutenzione di macchine, comprese quelle agricole, di impianti di lavorazione e di trasformazione degli alimenti, di magazzini e serbatoi di stoccaggio, di navi, camion e di tutte le infrastrutture necessarie per il loro trasporto.

Da non sottovalutare poi, sono i gas serra generati dalle pratiche agricole dovuti all’applicazione sul terreno di fertilizzanti organici e inorganici – in particolare si tratta di emissioni di protossido di azoto (N2O) e di metano (CH4) che derivano dalla fermentazione enterica dei ruminanti e dal letame.

Sebbene in misura minore, anche la cottura degli alimenti e la decomposizione degli scarti alimentari sono fonte di emissioni di gas serra. La riduzione delle emissioni di gas serra rappresenta un’enorme sfida per le attività agricole e zootecniche.

Dobbiamo essere sempre più consapevoli che ogni prodotto e ogni filiera di produzione trascina con sé un vero e proprio “zaino ecologico” di energia, risorse consumate e inquinanti prodotti, sebbene non siano visibili al momento del loro acquisto. Certamente qualsiasi alimento che consumiamo, comprese frutta e verdura, implica dei costi ambientali, ma è importante ricordare che i costi per la produzione di vegetali sono molto inferiori a quelli della produzione di carne e altri alimenti derivati dagli animali. Per ciò che riguarda i consumi di carne, è stato ampiamente rilevato come le emissioni di metano (CH4) dovute ai processi digestivi dei ruminanti, e le emissioni di azoto (N2O) derivanti dal suolo, siano più significative delle emissioni di gas-serra dovute alle fonti energetiche fossili utilizzate nei sistemi di allevamento zootecnico. Il 52% delle emissioni infatti, deriva da CH4 e di N2O, mentre il 48% deriva dalla produzione industriale di mangimi. Le emissioni globali di gas serra costituiscono la principale causa del riscaldamento climatico in atto. I gas serra infatti intrappolano il calore nell’atmosfera ed è ormai scientificamente provato come il mondo si stia riscaldando a seguito dell’aumento delle concentrazioni in particolare di CO2, metano e protossido di azoto. Tutto ciò come conseguenza delle attività umane dalla rivoluzione industriale ad oggi. L’osservatorio di Mauna Loa nelle Hawaii fa presente come la concentrazione di biossido di carbonio (o anidride carbonica) nell’atmosfera abbia raggiunto, alla fine del 2011, il livello di 390 ppm (che vuol dire che sono presenti 390 molecole di biossido di carbonio per 1 milione di molecole di aria secca), una concentrazione più elevata del 39% di quella misurata all’inizio della Rivoluzione Industriale (1750).